Neuromusicologia: una introduzione alla disciplina

Quali sono i brani musicali che ti emozionano di più? E perché li riascolteresti continuamente?

Grazie al dialogo fra inconscio e neuroscienze, oggi sappiamo che l’ascolto musicale ha il potere straordinario di trasformare i nostri stati d’animo e di cambiare in meglio la nostra vita. 

La musica che ascoltiamo, quel ritmo che ci entusiasma, piuttosto  che il genere musicale preferito, sono strumenti che accedono alla conoscenza della nostra soggettività. In altre parole, ci dicono chi siamo e come ci sentiamo. 

«Spesso nel carezzare Jofi [uno dei miei cagnolini]
mi son sorpreso a mugolare una melodia che io,
uomo assolutamente non musicale,
ho dovuto riconoscere come l’aria dell’amicizia dal Don Giovanni» .

S. Freud, Lettere 1873-1939

Tutti noi abbiamo una “storia musicale”, una lista di brani  ma anche di suoni particolari che hanno segnato la nostra vita. Scoprendone il filo rosso che li attraversa, il soggetto viene orientato, sul piano neuromusicologico, ad un ascolto musicale guidato – nella progressiva individuazione di quella “tonalità affettiva” che risuona nel suo racconto biografico.

L’obiettivo di questo metodo non è quello di indagare l’arte della musica assimilandola ad un sintomo ma si riferisce al modo in cui la musica può accostarsi alla psicanalisi rispetto alla natura del suo stesso oggetto. Si evidenzieranno così le potenzialità musicali della cura, rispetto ai suoi effetti sull’inconscio.

Infine, nell’approfondimento graduale di un percorso sonoro dell’inconscio, il soggetto potrà trasformare quei nuclei di sofferenza che lo accompagnano, in risorse vitali per la propria esistenza.

«Ogni malattia è un problema musicale.
La cura consiste nel trovare una soluzione musicale.
Ciò che cura è la comunione con la salute (l’armonia) il
suono geniale»

Novalis

L’intuizione di Novalis che attualmente ci appare come una sorta di “pensiero magico” è oggi supportata dalle più recenti scoperte neuroscientifiche relative ai neuroni-specchio e alla plasticità cerebrale. Grazie agli studi di neuro-imaging riguardanti il potenziale riabilitativo della musica, la cosiddetta “cura dei suoni” (oggi definita internazionalmente come Health Sounds) non si limita ad agire come una sorta di “zuccherino uditivo”, ma essa si comporta come un vero e proprio “farmaco”.

I suoi effetti clinici e riabilitativi sostenuti dalle basi neurali della musica, agiscono in maniera determinante sulla qualità della vita, con effetti benefici sulla salute non solo in ambito psichico ed esistenziale, ma anche nei disturbi del linguaggio, nelle patologie post-traumatiche e in diverse malattie degenerative.

La Neuromusicologia diviene così, strumento di conoscenza clinica per la cura della mente e del corpo, dove l’arte della musica, aprendosi all’ascolto del “romanzo familiare” di un soggetto nella sua unicità, assume la funzione di una vera e propria “medicina”, in grado di ricostruire positivamente la partitura di una nuova esistenza.

Per approfondire:

Neuromusicologia: una scienza romantica
Psicanalisi della musica