Gli effetti della musica sull’IO-pelle:
la prima carezza sonora nella cura delle patologie dermatologiche

Musica, inconscio e patologie della pelle

“Il mito di Marsia” (Apollo scortica Marsia dopo aver vinto alla gara musicale)

Alla luce di una prospettiva olistica che posiziona la clinica psicoanalitica all’interno di una trasversalità di
terapie orientate alla cura delle malattie psicosomatiche, le patologie della pelle rientrano fra quelle disfunzioni, dove corpo e psiche non possono essere trattate separatamente.
Già con Freud sappiamo che i processi psichici riposano sull’organismo, distinguendo nel sintomo un aspetto psichico e uno organico. I sintomi che il corpo presenta, raccontano sempre la storia di un soggetto e se il suo inconscio non trova espressione attraverso la parola, è il corpo che diviene luogo di quella parola mancante, tanto che il corpo, in questo caso, è – come afferma Lacan – corpo parlante. In tal senso, il corpo diviene ciò che Lacan chiama lalangue, quella lingua che precede l’alfabeto e la grammatica, forma primordiale dell’inconscio che sorge all’inizio della nostra vita ed è in grado di descrivere i sentimenti; in breve, è parola che si mescola al corpo: non nasce come qualcosa che esce dal corpo o che è altro da esso, ma che gli si unisce nell’espressione dell’essere umano. La sua prima espressione è la lallazione, quando i bambini cominciano a balbettare suoni incomprensibili per manifestare i loro desideri attraverso la potenza del suono del corpo.

Con Didier Anzieu, psicoanalista francese degli anni ’80, la parola si mescola al corpo ancor prima della nascita e addirittura, ancor prima del tatto, grazie a un altro primato: quello dell’IO-pelle.

“L’Io-pelle è “una rappresentazione di cui si serve l’Io del bambino, durante le fasi precoci dello sviluppo, per rappresentarsi se stesso come Io che contiene i contenuti psichici, a partire dalla propria esperienza della superficie del corpo”.

Anzieu, 1985

Partendo dal primo concetto freudiano di barriera di contatto (Kontaktsschrank) contenuto nel Progetto di una psicologia (1895), Anzieu si riferirà all’Io-pelle riprendendo tale concetto nel Notes magico (1925), in cui Freud preciserà la struttura topografica di tale involucro confermandone implicitamente l’appoggio dell’Io sulla pelle. Saranno poi Winnicott, Bion e Kohut i teorici inglesi cui Anzieu farà riferimento per approfondire il concetto di IO-pelle inteso come involucro sonoro nella formazione del Sé. Si tratta di una cavità psichica che si struttura originariamente nel grembo materno a partire dalle prime settimane di vita. È quel “bagno di suoni” che avvolge il Sé, proteggendo l’Io, come in una carezza sonora…

Il grembo materno è la prima grande orchestra
dove non esiste un solo attimo di silenzio
e dove la musica è lo stesso pulsare della vita.
La stessa vita embrionale è il primo «bagno di suoni».

L’Io-pelle, una volta costituitosi, svolge una serie di funzioni fra cui la prima e fondamentale è quella di fornire (al pari di quanto fa la pelle sul piano fisico, attraverso l’allattamento materno) un sostegno e una conservazione della vita psichica, grazie all’interiorizzazione della funzione di holding. Con le parole di Anzieu:

l’Io-pelle è una parte della madre – in particolare le mani – che è stata interiorizzata e che mantiene la vita psichica in condizione di funzionare, almeno durante la veglia, proprio come durante lo stesso tempo la madre mantiene il corpo del bambino in uno stato di unità e solidità”.

1985

Il bambino, mentre sperimenta l’appoggio esterno sul corpo della madre, può conquistare un appoggio interno; su di esso egli può addossarsi in sicurezza per mettere in atto i primi meccanismi della sua vita psichica. Ciò può avvenire solo se il bambino, attraverso il corpo, è sicuro di avere un contatto stretto e stabile con la pelle della madre, nonché la garanzia di un “circondarsi reciproco con lo psichismo della madre” (1985).

È proprio su questo contatto stretto con la madre che Anzieu sosterrà il concetto di “pelle comune”, o ancor meglio di “specchio sonoro” – ispirandosi allo stadio dello specchio di Lacan in cui l’Io si edifica sull’immagine speculare del corpo unificato ma riferendosi anche a quella fase anteriore di Winnicott, in cui il volto della madre e le reazioni dell’ambiente forniscono il primo specchio al bambino che costituisce il proprio sé, partendo da ciò che gli viene riflesso.

“ma come Lacan, Winnicott pone l’accento sui segnali visivi, io vorrei mettere in evidenza l’esistenza ancora più precoce, di uno specchio sonoro, o di una pelle uditivo-fonica, della sua capacità di signifcare e poi di simbolizzare”.

Anzieu

Ed è proprio quello specchio sonoro che il corpo non dimentica: quell’originario enveloppe du soi nell’utero della madre, quell’interiorizzazione della funzione di holding che il feto ha esperito nella vita prenatale, poiché tanto la pelle ha percepito in origine, quanto essa va a ricercare quei SUONI già sentiti – le tracce mnestiche di quegli affetti che irrompono nella sua nascente vita psichica.

La carezza sonora e le fibre C della pelle

È a questo punto che le neuroscienze intervengono per confermare a livello neurofisiologico l’esistenza di quel “bagno di suoni” che è vibrazione sonora di una carezza affettiva esperita nella vita prenatale. 

Un gran numero di funzioni del sistema nervoso centrale dipendono dal suo stato di maturazione. Come sottolinea Anzieu sappiamo che la pelle è il più grande organo del corpo e da un punto di vista embriologico, la pelle e il sistema nervoso centrale sono strettamente collegati. È l’ectoderma il tessuto comune, sia all’embrione che al cervello. L’ectoderma è l’epitelio embrionale da cui derivano l’epidermide, gli organi di senso e il sistema nervoso centrale. C’è dunque, un’affinità profonda fra il cervello e la pelle a partire dalla vita embrionale. 

Inoltre, prima dell’ottava settimana in cui la coclea è già formata, i suoni, specialmente la voce della mamma, vengono trasmessi attraverso onde del liquido amniotico e percepiti dai recettori del tatto che si trovano sulla pelle. Questi primi suoni percepiti dal feto. possono essere definiti come «carezza vibratoria». La stimolazione prolungata è in grado di causare il rilascio di ossitocina e di endorfine. Massaggi e carezze effettuate sul ventre materno durante la gestazione riducono i livelli di cortisolo ematico migliorando lo sviluppo cerebrale e aumentando le future capacità di memoria a breve e lungo termine.

Quello che c’è di più profondo nell’essere umano è la pelle”

Paul Valéry

La clinica dell’IO-pelle come involucro sonoro

Laddove però, all’interno di una relazione affettiva disfunzionale, questo sistema di ricezione delle fibre C della pelle non consente l’evolversi di un attaccamento sicuro, a causa di una “carezza mancata” o di una “vibrazione stonata, l’effetto delle mancate cure materne può manifestarsi come fenomeno psicosomatico inscritto sulla e nella pelle del corpo. In tal caso, lo sguardo della clinica deve rivolgersi non solo alle cure farmacologiche della ricerca dermatologica ma alla storia del soggetto e soprattutto, a quell’involucro sonoro espresso dal suo IO-pelle.

Quali sono dunque, la storia e il destino di quella “carezza sonora” smarrita nella vita post-natale?

L’IO – pelle è una nozione che si fonda sul fantasma di una pelle comune, fra madre e bambino, sin dalla vita prenatale, il feto acquisisce la percezione della pelle come superficie in occasione delle esperienze di contatto del proprio corpo con quello della madre e nel quadro di una relazione rassicurante di attaccamento a lei.

Tutte le funzioni dell’IO pelle sono al servizio della pulsione di attaccamento e della pulsione libidica e rimandano al contatto con la prima unione originaria: quella con la madre. Ecco che il suono primordiale, originario dell’inconscio seguendo Lacan, è qualcosa che esperiamo con nostra madre e in ogni ascolto musicale che ci riguarda, noi riviviamo la traccia mnestica di quell’oggetto a, di quell’oggetto del desiderio, che è espressione di quel paradiso perduto, legame indissolubile, di quella prima “carezza smarrita” che avviene nel bagno di suoni esperita nel grembo materno. 

Dal punto di vista psichico ogni patologia cutanea può quindi, racchiudere in sé un’alterazione di quella “vibrazione sonora” originaria. Tanto la pelle ha sentito in origine, quanto essa va a ricercare inconsciamente quella “CAREZZA SMARRITA” in quei SUONI alterati dove il soggetto trova un rispecchiamento: una sorta di specchio sonoro dal riflesso obliquo, dove la funzione di holding materno non ha funzionato come doveva… 

La clinica psicoanalitica dell’IO-pelle unitamente alle cure neuromusicali, esorta oggi, la dermatologia a poggiare lo sguardo sui rapporti fra psiche e soma, fra la sintomatologia corporea e il legame psichico fra madre e figlio, laddove laddove si genera quel fantasma originario di una ”pelle comune”, generatrice di simbiosi ma anche di conflitti, i cui confini divengono sempre più enigmatici da decifrare nel momento della separazione …

In tali casi, ritrovare l’antica carezza sonora nel racconto del soggetto, può ricondurre a traumi che hanno compromesso l’originario confine fra contenitore e contenuto (sacco materno) creando una crepa in quell’ interfaccia psichica e corporea dell’IO-pelle. In tal senso, la rottura di quel confine fantasmatico della pelle in comune, causa un debordamento che vuole uscire. Ne è un esempio l’acne giovanile nella pubertà o altre forme di irritazione cutanea che divengono enigma sul corpo presentandosi sottoforma di eczemi o dermatiti – o nel peggiore dei casi di psoriasi. Vi sono anche sltre patologie, come anche l’orticaria idiopatica molto resistente alle cure farmacologiche. (il prurito è un microdolore perché ricordiamoci che le fibre C sono bidirezionali…). In ogni caso, le eruzioni, dal punto di vista psicoanalitico, rappresentano sempre un conflitto. . Una eruzione mostra sempre che qualcosa è stato represso, vorrebbe spezzare i confini e rivelarsi pienamente (divenire consapevole). Nella psoriasi per esempio, l’isolamento (lo spezzamento dei confini) ha raggiunto il punto estremo così che il paziente viene costretto a diventare ”vulnerabile e aperto” almeno a livello corporeo.

Generalmente, nella mia esperienza clinica, queste patologie della pelle sono accompagnate da stati d’angoscia e di ansia, depressione e disturbi dell’umore ma anche da condizioni di stress elevato. Altre possono dare origine ad alcuni disturbi psicologici come quelli dello spettro ossessivo compulsivo, soprattutto in presenza del prurito, un sintomo invalidante che può creare circoli viziosi del pensiero ovvero, “mi prude, mi gratto, mi scortico la pellee la paura di non riuscire più a fermarsi… Questi pensieri ossessivi possono portare un soggetto alla disperazione e il sintomo del prurito può compromettere in modo severo la qualità di vita di un soggetto.  

Considerando che, da un punto di vista psichico, le malattie della pelle sono legate alla prima “carezza sonora”, si può comprendere quanto l’ascolto psicoanalitico unitamente ad un trattamento neuromusicologico, possano agire direttamente sulla cura di tali patologie… Mi riferisco naturalmente, anche alle proprietà curative della musica di Mozart, unitamente ai protocolli della meditazione mindfulness ma anche all’ascolto di brani musicali accordati su particolari frequenze, che possano agire da balsamo alla sofferenza, restituendo al soggetto una nuova energia vitale, nell’elaborazione del racconto soggettivo e con effetti di cura sulla qualità di una vita buona.